l re Umberto I e la regina Margherita inaugurano, alla presenza di una folla incontenibile, la scenografica scalinata di accesso alla Montagnola, progettata da Tito Azzolini (1837-1907) e Attilio Muggia (1850-1936).

Iniziati nel 1893 per impulso del sindaco Dallolio, i lavori sono proseguiti per tre anni senza interruzione, impiegando in media 100-150 operai al giorno.

La terra scavata è servita a colmare le fosse tra porta S. Isaia e porta Lame. Nel suo complesso l'opera si compone di tre parti: le scalee, il portico su via Indipendenza e il porticato lungo le mura.

Il corpo centrale è formato da due fronti sovrapposti con in cima una terrazza panoramica accessibile da scalee laterali. Il fronte principale è decorato da due bassorilievi: "Bologna docet" di Arturo Colombarini e "Bologna Libertas" di Ettore Sabbioni.

Al centro una fontana, eseguita da Diego Sarti e Pietro Veronesi, su disegno di Muggia e Azzolini, rappresenta una ninfa assalita da una piovra. Sarà chiamata volgarmente "la moglie del Gigante", cioè del Nettuno e il Carducci le dedicherà un famoso sonetto.

Sul secondo fronte, che sostiene il giardino, sono altri tre bassorilievi, con temi storici legati al luogo: "Il ritorno dalla vittoria della Fossalta" di Pietro Veronesi, "La cacciata degli Austriaci" di Tullo Golfarelli e "La distruzione della rocca di Galliera" di Arturo Orsoni.

In fondo al passaggio su via Galliera sarà costruito tre anni dopo il palazzo Maccaferri, sede del café chantant Eden. La scalinata è corredata di 72 candelabri in ghisa a sei o quattro lampioni.

Il giardino della Montagnola è trasformato in senso più aristocratico.

Al centro è collocata la grande vasca del Sarti, utilizzata per l'Esposizione emiliana del 1888 e corredata di cinque gruppi di statue con animali e sirene.

(fonte: http://www.bibliotecasalaborsa.it)

 

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